
questa è l'insatallazione che il Gruppo Fluido ha realizzato nel 2003 sotto la guida del più grande artista/artigiano della storia: il grande Dahmir Arifi.
ecco una bellissima riflessione sulla mostra scritta dal professore Carlo Cormagi.
IL SILENZIO NELL'EX BORSA
Dove un tempo risuonavano le grida stentoree delle contrattazioni, alcuni artisti hanno inaugurato una mostra fuori dal comune, che occupa felicemente l’ampio quadrato disponibile.
La mostra potrebbe definirsi una gigantesca “performance” di cose e non di uomini.
Il motivo ispiratore e’ il rifiuto della realtà presente votata all’eccidio giornaliero.
Il sottointeso e’ la condanna della politica,che, lungo i secoli, sino ai giorni nostri, a ogni livello, matura l’inganno, la violenza, la guerra e la retorica.
Machiavelli ha indicato ne Borgia il simbolo dell’efferatezza politica alla quale fa eco l’altra narrazione: “Dello ammazzare di Vitellozzo Vitellozzi” il militare di turno.
Nella mostra tutto ciò e’ idealmente rappresentato da un gran numero di fiammelle accese all’insegna delle tre religioni: Ebraismo, Cristianesimo. Islam.
Non si tratta della copia di un cimitero.Il rigore formale alla quale e’ consegnata la rappresentazione, raggiunge una drammatica poeticità, che va ben oltre il grido di partenza.
Nella panoramica della protesta, e’ un fatto rilevante, che riprende, in positivo, la protesta del 68, a volte unilaterale, ma ricco di componenti ideali, compresa quella romantica.
Non piu’ gli evviva e gli abbasso, i buoni e i cattivi, piuttosto una matura riflessione sugli avvenimenti sui quali e’ necessario riflettere per correggerli là dove risulta necessario correggerli .
Questo atteggiamento sfiora il metafisico e le fiammelle oscillanti, forti nella loro unità, che per altro recuperano il significato millenare della pietà religiosa, innalzano una preghiera senza parole, affinché la madre, raffigurata nella scultura terminale, non sprechi la sua personale maternità e, domani, non sia costretta a immolare il figlio nell’assalto contro un nemico inventato.
La mostra potrebbe definirsi una gigantesca “performance” di cose e non di uomini.
Il motivo ispiratore e’ il rifiuto della realtà presente votata all’eccidio giornaliero.
Il sottointeso e’ la condanna della politica,che, lungo i secoli, sino ai giorni nostri, a ogni livello, matura l’inganno, la violenza, la guerra e la retorica.
Machiavelli ha indicato ne Borgia il simbolo dell’efferatezza politica alla quale fa eco l’altra narrazione: “Dello ammazzare di Vitellozzo Vitellozzi” il militare di turno.
Nella mostra tutto ciò e’ idealmente rappresentato da un gran numero di fiammelle accese all’insegna delle tre religioni: Ebraismo, Cristianesimo. Islam.
Non si tratta della copia di un cimitero.Il rigore formale alla quale e’ consegnata la rappresentazione, raggiunge una drammatica poeticità, che va ben oltre il grido di partenza.
Nella panoramica della protesta, e’ un fatto rilevante, che riprende, in positivo, la protesta del 68, a volte unilaterale, ma ricco di componenti ideali, compresa quella romantica.
Non piu’ gli evviva e gli abbasso, i buoni e i cattivi, piuttosto una matura riflessione sugli avvenimenti sui quali e’ necessario riflettere per correggerli là dove risulta necessario correggerli .
Questo atteggiamento sfiora il metafisico e le fiammelle oscillanti, forti nella loro unità, che per altro recuperano il significato millenare della pietà religiosa, innalzano una preghiera senza parole, affinché la madre, raffigurata nella scultura terminale, non sprechi la sua personale maternità e, domani, non sia costretta a immolare il figlio nell’assalto contro un nemico inventato.
3 commenti:
Ciao Nik/&C.
ottima iniziativa
a presto
Marco
Ciao Nik
andiamo avanti
appunto,come dicevo...Oltre il silenzio fa male...
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